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Celenza Valfortore |
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Un po' di storia |
I tre insediamenti preistorici rinvenuti all'interno dei confini comunali (Toppo Capuana, Mulino Dabasso e Madonna delle Grazie) confermano la frequentazione dell'area già a partire dall'Eneolitico, tra 6000 e 2200 anni prima della nascita di Cristo. Gli impianti insediativi crescono e restano attivi per tutta l'Età del Rame e per buona parte dell'Età del Bronzo. Di notevole rilevanza storica è il sepolcreto a fossa terragna contenente una decina di inumati, adulti e bambini, adagiati in posizione fetale, come pure i numerosi e significativi reperti custoditi nell'Antiquarium comunale: olle, ciotole, tazze e vasi con decorazioni geometriche, manufatti litici come le asce-martello ai quali si sommano pregevoli pezzi di epoca Romana. La porzione di un vaso raffigurante la dea Madre (nume di origini agresti e simbolo di fertilità) e la testa di un volatile (effige della dea Uccello), qui rinvenute, sono attualmente esposte al museo archeologico nazionale di Manfredonia.
La tradizione attribuisce la fondazione di un nucleo urbano vero e proprio (Celenna) all'eroe omerico Diomede. L'abitato venne distrutto dai romani nel 275 a.C. a seguito della sconfitta di Pirro, di cui era alleata, e si tramanda storicamente che i suoi resti vennero cosparsi di sale per ordine del Console Manlio Curio Dentato. La popolazione, dispersasi, si radunò sulla collina che tuttora è sede della città e rifondò il centro abitato col nome di Celentia ad Valvam.
Nel periodo bizantino il nome venne modificato in Celentia in Capitanata.
Fino all'avvento della Repubblica Partenopea, alla guida di Celenza Valfortore si alternarono diversi feudatari tra i quali si distinsero per un notevole arco di tempo gli esponenti della nobile famiglia pisana dei Gambacorta (XV e XVI secolo). Nel XVI secolo venne cambiato nuovamente il nome in Celenza valle Fortore e si adottò la dea Cerere come simbolo cittadino, simbolo che si ritrova tuttora nel gonfalone della città.
Secondo alcuni storici la valle del Fortore sarebbe il luogo della storica battaglia di Canne, avvenuta nel solstizio del 216 a.C. La battaglia sarebbe scritta sui luoghi: non c'è un toponimo della valle che non sia scritto nella lingua semitica dei vincitori, a cominciare dalla stessa Canne (Qyn/cavity, grotte; Hvn/granary store) e dalla attuale Celenza (Klhn-zy/centro della valle).
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Da visitare
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Nella chiesa madre o chiesa di Santa Croce è visibile un frammento ligneo della Croce trascinata da Gesù sul monte Calvario; la reliquia riconosciuta con bolla vescovile è conglobata in un cristallo di roccia, affiancata dal frammento di un femore di Santo Stefano e dalla manna di San Nicola di Bari, ovvero un'ampolla d’acqua riempita direttamente dalla tomba del santo.
Il centro conserva integri alcuni elementi delle dominazioni bizantina, normanna e di epoca medievale: nell'anno 1049 il catapano Basilio Boiannes innalza una grande chiesa sui resti della laura preesistente, ampliata nella prima metà del 1600 da Andrea Gambacorta che edifica un monastero S. Nicola con tanto di ospedale per la cura degli infermi.
Del 1467 è il palazzo baronale con due torri merlate, ricostruito da Giovanni Gambacorta e più volte rimaneggiato nei secoli per i danni arrecati alla struttura dai terremoti. I Gambacorta abitano la residenza per circa tre secoli e il loro scudo campeggia su due delle tre porte di accesso al borgo ancora esistenti (porta Carlina e porta Nova).
Fonti documentali narrano di un monastero eretto nel 1222 in onore di Francesco d'Assisi, a circa mille passi dall'abitato, per celebrare la visita del santo. Del cenobio ampliato nel 1510 da fra Salvatore Discalciato non resta nemmeno una pietra. La famiglia Gambacorta realizza una nuova struttura nel rione S. Antonio Abate (1522) ma l'impianto attuale è di stampo settecentesco.
Del 1740 è invece il santuario di Santa Maria delle Grazie.
Nell'ex monastero di San Nicola è ubicato l'Antiquarium comunale che propone un'ampia raccolta di reperti storico - archeologici del territorio.
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Folklore, feste e sagre
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2 luglio - festa dedicata alla Madonna delle Grazie, e il paese si anima con la rituale processione e alla sera con la Sagra della Frittata.
Agosto – Sagra da savcicc - La sagra è iscritta anche nell’albo nazionale delle sagre. I quartieri si sfidano nella preparazione di piatti della tradizione contadina a base di salsiccia paesana che tutti potranno gustare.
26 Dicembre - Festa del Maiale - Si tratta di una particolare ricorrenza nella quale le contrade Torre e Convento si cimentano nel preparare i tipici insaccati della tradizione, dalla lavorazione delle carni ai metodi di conservazione e stagionatura, che serviranno per i piatti tipici offerti durante la festa di agosto e, quindi, per conquistare l’ambito palio. Nella serata si potranno degustare piatti dell’antica tradizione accompagnati da canti e balli che si rifanno alla civiltà contadina.
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